Ponti di parole
da
"Memoria di Clementina Gily Reda"
La
differenza è l’altra caratteristica essenziale comune, che pone l’incomunicabilità
come necessario fondamento della comunicabilità. Nell’amore, specie
nell’amore romantico oggi socialmente prevalente, è protagonista la sincerità,
che porta incomprensioni e insieme lo sforzo di superarle per sempre meglio
definire l’intimità. L’elemento dell’informazione e dell’elaborazione
dell’informazione, la necessità dell’autodescrizione ed autoposizione del
soggetto in sé ed in rapporto all’ambiente diventano centrali. L’amore
diventa il “trovare un senso nel mondo di un altro” mettendo in comune
l’esperire e il progetto d’azione, pur senza perdere con ciò la libertà,
la “qualità di essere risultato di scelta autonoma, il valore espressivo di
disposizioni durature di colui che agisce”. Una incomunicabilità, dunque, che
non viene spenta ma anzi richiesta come base del rapporto: si ama finché ci si
incuriosisce, finché non si voglia integralmente omologare a sé l’altro,
perdendo il gusto di approfondirne la diversità.
Così
nella conversazione, dove la difficoltà è spesso quella di trovare argomenti
che possano lasciare all’incomunicabilità di comunicare senza perdersi. A
questo mira la scelta dell’argomento di conversazione, che è bensì del tutto
libera
Riuscire
a trovare un buon argomento è reperire un tema capace di spingere al confronto
senza portare all’effrazione della regola: Brilla chi è capace di rispettare
le regole spingendone al rischio, perché quel che si richiede è la differenza
senza omologazione degli attanti. Nell’amore e nella conversazione la parola
fa da ponte tra l'incomunicabilità e la comunicazione, la loro tensione si
caratterizza come stimolo alla creazione di complessi
sistemi di interazione umana. Quando si crede che il ponte sia divenuto una
strada senza pericoli una via dove si cammina senza trovare ostacoli, in realtà
si è persa la differenza dell’alterità e del rischio, si è entrati nella
pace dei sensi, nella cecità alle ragioni dell’altro.